L’incommensurabile Senso di Giustizia Genitoriale
Capita a tutti i genitori di vedere i propri figli litigare tra loro (in caso di fratelli e sorelle) e con gli amichetti. Nulla di più comune. Di norma l’adulto, tende ad intervenire per placare gli animi e per un innato (e a volte puramente formale) senso di giustizia. L’adulto crede che con il suo intervento tutto tornerà a posto e che la giustizia trionferà. Come se fosse realmente possibile che un bambino non aspetti altro che quello per poter finalmente cogliere l’inutilità di quella querelle e introiettare cosi la saggezza e l’equilibrio che da quel momento in avanti gli permetteranno di affrontare con giustezza ogni contesa futura.
Ma, ahinoi, la pratica non coincide sempre con la teoria. In situazioni come queste infatti non si tiene conto di un piccolo dettaglio che fa saltare tutti gli schemi: ognuno dei bambini coinvolti ha l’assoluta certezza di avere ragione e l’altrettanta assoluta certezza che l’altro abbia torto. Con due premesse di questo tipo è decisamente difficile sperare che un intervento pacificatore abbia successo. Tanto più se pensiamo a quanto a volte sia difficile per noi adulti fare un passo indietro ed ammettere di avere un briciolo di responsabilità in più in qualcosa che è andato storto. Figuriamoci se i protagonisti indossano pannolini e bavaglini o se si stanno confrontando con la scrittura e il “fare di conto”.
Questa lunga premessa per dire che ogni genitore, di fronte a certe dinamiche, tende ad intervenire a fin di bene. E’ capitato anche a me, l’ultima qualche sera fa. Dopo cena i miei due figli stavano giocando amorevolmente tra loro quando improvvisamente deve essere successo qualcosa di incredibilmente grave ed importante perché la pace e l’armonia si sono trasformate in tensione e minacce. Pur non sapendo bene cosa avesse determinato un tale capovolgimento di fronte, mi sono trovato sul punto di intervenire quando, improvvisamente mi sono detto: ”Lascia che se la vedano loro! Intervieni solo in caso di ferita mortale!”
Perché non intervenire sempre aiuta i nostri figli?
Incredibilmente, dopo qualche altro momento di braccio di ferro, i due litiganti hanno superato le loro divergenze d’opinione e sono tornati a giocare come se nulla fosse successo.
Osservare per l’ennesima volta i bambini litigare mi ha permesso di mettere insieme le idee per scrivere questo breve articolo e di mettere a fuoco un paio di aspetti importanti. Innanzitutto che l’intervento degli adulti è spesso fallimentare perché richiede ai bambini una forzatura nel rivedere quanto accaduto. Mi spiego meglio: di solito ogni bambino crede fermamente di avere ragione in quasi ogni litigio. Se l’adulto interviene lo fa per forzare una o ciascuna delle parti coinvolte ad assumere un atteggiamento di scuse nei confronti dell’altro. E credo che ci siano poche cose che creino più risentimento che delle scuse forzate. Magari in un primo momento l’intervento sortisce anche effetti positivi, determinando un clima di calma apparente, ma dopo pochi minuti spesso si ricreano le condizioni per litigare. Questo perché ovviamente l’intervento dell’adulto è stato vissuto come una forzatura.
In secondo luogo spesso l’adulto non ha la più pallida idea di cosa abbia determinato quella situazione. Intervenire quando non si sa cosa sia successo non è mai una buona idea. E lo sappiamo bene. E cosi si comincia a ricostruire la storia per capire chi ha fatto cosa a chi, nella folle speranza che si possa davvero trovare un colpevole o una giusta causa. Neanche fosse una puntata di CSI.
Infine i bambini, a differenza degli adulti, hanno una capacità di voltare pagina fuori dal comune. Quelli che rimuginano, pretendono scuse, riesaminano l’accaduto evidenziando le proprie ragioni siamo noi. Loro giocano, litigano, risolvono, giocano di nuovo, litigano di nuovo e cosi via.
L’intervento dell’adulto spesso rischia di interrompere questo naturale processo relazionale. E di solito nell’interromperlo lo peggiora.
I Conflitti come Palestra Sociale
Lasciate che i bambini risolvano tra loro i propri conflitti. Questo li aiuta anche a sentirsi più autonomi e a stimolarli su certi tratti della loro personalità.Tanto ci sarà sempre quello più forte e quello più debole.
Ma sarebbe meglio che a definire certi ruoli siano i protagonisti stessi. Per dar loro anche la possibilità di modularsi sulla base delle reazioni degli altri. Un bambino “debole” che può contare sempre sull’intervento di mamma o papà non avrà mai la possibilità di scegliere se provare a fare qualcosa di diverso e “ribellarsi”. E la stessa cosa per un bambino “forte” che stoppato dai genitori e non dai pari non potrà mai realmente confrontarsi con i propri limiti, ma dovrà sottostare a quelli imposti dagli altri.
I nostri figli crescono anche nel confronto con i propri pari e non hanno sempre bisogno dell’adulto. E se ci fermiamo a pensare alla nostra infanzia, forse ci viene in mente che alla fine per noi è stato cosi.
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