Riflessioni su come Integrare l’Approccio del Metodo Danese, nella Vita di Tutti i Giorni e Provare a Diventare Genitori più Consapevoli
Il “Metodo Danese per crescere bambini felici” è un libro che ho trovato interessante fin da subito. Il motivo è legato al modo chiaro e per nulla giudicante con cui è stato scritto. E perché credo che contenga interessanti spunti di riflessione per ogni genitore. Il metodo parte proprio da questa parola, GENITORE, nella sua versione inglese e cioè PARENT. Tale vocabolo viene suddiviso lettera per lettera e ad ognuna di esse viene fatto coincidere un tema su cui lavorare. Nell’ordine troviamo PLAY (gioco), AUTHENTICITY (autenticità), REFRAMING (ristrutturazione), EMPATHY (empatia), NO ULTIMATUMS (nessun ultimatum), TOGETHERNESS AND HYGGE (intimità e hygge, termine col quale i danesi indicano il piacere di stare insieme e condividere il tempo in famiglia).
Se la premessa vi ha incuriosito, vi invito a proseguire la lettura per entrare nel fantastico mondo di come gli amici danesi educhino da anni le proprie nuove generazioni.
Il Metodo Danese: Due Pilastri per la Lettura
Il Metodo Danese si basa su due importanti pilastri: la consapevolezza che bambini felici crescono e diventano adulti felici che alleveranno, a loro volta, bambini felici e il presupposto che non esistono bambini cattivi, ma solo comportamenti disfunzionali. Credo che molti possa storcere il naso leggendo la seconda affermazione. Culturalmente, nel leggere questo articolo, e, perché no, anche il libro nella sua interezza, potreste trovarvi di fronte ad alcune riflessioni che sentirete di non condividere. Credo sia assolutamente legittimo avere delle perplessità, ma sottolineo l’importanza di approcciarsi alla lettura lasciando da parte i propri pregiudizi e i propri “valori educativi” derivanti dalle nostre esperienze di figlia prima e di genitori poi. Lasciate che la lettura vi attraversi e poi potrete decidere quali saranno i temi che più vi hanno toccato, quali quelli su cui è necessario lavorare maggiormente e quali potrebbero diventare fin da subito una piacevole novità.
Non Esiste un Modo Giusto di Essere Genitori
Oltretutto è importante sottolineare che non esiste un modo “giusto” di essere genitori. La nostra genitorialitá dipenderà da molti fattori: culturali, e cioè appartenenti alla cultura di riferimento nella quale siamo cresciuti (per esempio, il modo di crescere i figli in Italia è sicuramente diverso dal modo in cui si crescono i figli in Germania); personali, e cioè legati a come siamo stati cresciuti, aspetto che dipende sia dal contesto culturale di riferimento, sia dalle sensibilità dei nostri genitori; “storici” e con questo termine mi riferisco alle variabili determinate dal periodo storico a cui apparteniamo (crescere un figlio oggi non è come crescere un figlio quando noi eravamo piccoli).
Queste variabili mescolate insieme contribuiscono a creare i famosi “automatismi” di cui spesso non siamo neanche troppo consapevoli, perché entrano in gioco nei momenti “peggiori” e cioè quando siamo stanchi o stressati. È importante farsi delle domande rispetto ad essi: ci piacciono? Migliorano la situazione? Abbiamo il controllo su di essi? Possono essere modificati?
Metodo Danese: P per PLAY
Negli ultimi anni si sta assistendo sempre di più ad una corsa frenetica ad organizzare la vita extrascolastica dei nostri figli. È piuttosto comune il fatto che un bambino abbia tre o quattro giorni a settimana occupati da attività sportive e ricreative. Certo, sicuramente è una cosa buona far fare qualcosa ai propri figli, ma non è che la situazione ci sta sfuggendo di mano? Ripensando alla vostra infanzia, ricordate di aver avuto tutti questi impegni?
Lunedi piscina, martedì inglese, mercoledì danza, giovedì teatro, venerdì musica…ovviamente ho spinto sull’acceleratore, ma di fatto sono tanti i bambini che usciti da scuola, spesso dopo esserci stati fino alle 16, corrono a destra e sinistra a fare questa o quell’attività, per più giorni a settimana. Anche per voi la vita era cosi frenetica a 8-10 anni? Oppure avevate si un’attività a cui dedicarvi ma anche molto tempo da riempire con il gioco libero? E per gioco libero intendo quello che si fa da soli o in compagnia, a casa o al parco, dove non c’è un istruttore/insegnante/adulto che definisce cosa si può o non si può fare.
Cosa Insegna il Gioco?
La cosa interessante è che nel gioco libero, soprattutto con i pari, il bambino sperimenta frustrazione e stress, che però lo aiutano a sviluppare una maggiore resilienza; cioè la capacità di riprendersi e di saper gestire le emozioni. Quando il bambino è inserito nel gruppo di pari per giocare liberamente dovrà necessariamente fare delle scelte legate di volta in volta alla situazione che si viene a creare. Dovrà gestire un compagno che magari vorrà decidere le regole. Dovrà gestire le emozioni derivanti da una sconfitta. Ma lo farà in situazioni che sono sempre e comunque alla sua portata. Soprattutto se l’adulto eviterà di intervenire per “mettere ordine”. La resilienza è “un’arma” importantissima contro ansia e addirittura depressione. La resilienza insegna al bambino a credere in sé stesso, dandogli la possibilità di risolvere i conflitti e superare gli ostacoli. I genitori danesi tendono ad intervenire lo stretto necessario, questo per far si che siano i bambini a trovare le giuste strategie per affrontare le piccole e grandi sfide di ogni giorno.
Il Metodo Danese: Locus of Control
Un concetto importante legato al discorso che presenta il Metodo Danese è quello di “locus of control” termine col quale si indica la tendenza di ciascun essere umano di ricercare cause e responsabilità o in sé stessi o nel mondo esterno. Il Locus of Control può infatti essere interno, quando si attribuisce a sé stessi la responsabilità di ciò che succede, sia nel bene che nel male. Oppure può essere esterno, quando cioè si attribuisce agli eventi la responsabilità di ciò che accade. I bambini e gli adolescenti (e ovviamente gli adulti che diventeranno) che hanno un locus of control interno mostrano una maggiore resilienza e capacità di gestire imprevisti e “fallimenti”: sentono di avere un ruolo attivo in ciò che succede. Coloro invece che hanno un locus of control esterno, tendono a sviluppare maggiormente sintomi ansiosi e depressivi poiché sentono di non avere controllo sul proprio destino.
Conclusioni
Incredibilmente, il gioco libero ha un ruolo fondamentale nel creare nel bambino le condizioni necessarie per sviluppare gli strumenti necessari: ridurre lo stress, gestire la frustrazione, imparare a socializzare e sviluppare fiducia in sé stesso e nelle proprie capacità. Mi sembra che sul piatto della bilancia ci siano alcuni interessanti risultati!
Non sentitevi in colpa perché vostro figlio a sette anni non parla ancora correttamente inglese o non scia come un fuoriclasse. Lasciate che si senta libero di fare, libero di giocare, libero di annoiarsi. Cosi facendo attiverà delle risorse importantissime per la sua vita presente e futura.
Leggi anche l’articolo correlato: “Autenticità e Ristrutturazione. Il Metodo Danese” e “Empatia e Accoglienza: Il Metodo Danese“.
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