Come la Quarantena Incide sulle Nostre Abitudini
In questi giorni di quarantena, ognuno di noi sta attingendo alle più profonde risorse a propria disposizione. E come tutti, anche io sto cercando di dare un senso a tutto questo tempo libero. Oltre ad aver giocato con i miei figli ad ogni possibile gioco presente in casa, aver tirato a lucido anche i fili per stendere e aver cucinato ogni piatto della tradizione e non, ho cercato di fare delle riflessioni e mantenere un certo livello rispetto alla professione di psicologo.
Questo periodo mi ha messo nelle condizioni, e come me molti altri professionisti, di trovarsi nella necessità di utilizzare modalità alternative al lavoro tradizionale. Ovviamente mi riferisco allo smart working, con tutte le sue declinazioni che saranno diverse a seconda dell’ambito in cui siamo impegnati. Nel mio caso, e in quello dei miei colleghi, questo cambio di equilibri ha comportato l’utilizzo della videochiamata. Io mi sono affidato principalmente a due strumenti: Skype e WhatsApp.
Ammetto di aver avuto non poche perplessità, soprattutto all’inizio. Mi chiedevo come sarebbe stato fare una seduta “senza il paziente”, rinunciando quindi al “contatto” umano che, personalmente, considero la variabile più importante in una terapia. Ero io il primo ad essere spaesato, quindi immagino che questa perplessità potesse attraversare anche il mio cliente del momento. Dopotutto si trattava, molto probabilmente, della prima volta anche per chi stava dall’altra parte.
Ora, nonostante i limiti che tale strumento comporta, ho potuto comunque ricredermi. Il fatto di essere costretti ad una situazione, non può che stimolare anche le nostre risorse. E questo non è affatto un dato scontato. Nel senso che non tutti riusciamo a rinunciare alle nostre abitudini e a cambiarle in tempi cosi stretti. Alcuni colleghi stanno riscontrando più difficoltà del previsto, per questioni che riguardano le loro caratteristiche personali.
La quarantena ci mette alla prova
Questo momento mi sta permettendo di mettermi alla prova e scoprire o riscoprire aspetti personali a lungo sopiti o che non credevo di possedere. Tornando all’esempio della videochiamata, riconosco di essermi ricreduto rispetto a tale strumento. Chiaramente preferisco di gran lunga fare una seduta vis-a-vis con il paziente. E credo che il paziente stesso la pensi esattamente come me.
Ma l’esperienza vissuta mi ha dato la possibilità di vivere un’esperienza per la quale sarei stato, per certi versi, un po’ restio. Oggi come oggi mi sento decisamente più a mio agio nel pensarmi in una seduta a distanza. Sto imparando a conoscere meglio il mezzo e anche a cogliere diversamente la relazione con la persona che ho di fronte. Ovviamente sarà necessario porre l’attenzione su aspetti diversi da quelli su cui generalmente ci si concentra quando si ha la possibilità di essere presenti entrambi nella stessa stanza. Però sono tutti aspetti su cui si può lavorare per poter rendere il più possibile funzionale e fruttuosa la nuova modalità con cui ci si confronta.
Inoltre ho avuto modo di riflettere in generale sull’uso della tanto vituperata tecnologia. Mai come oggi sta contribuendo a mantenere in equilibrio situazioni diversamente molto più compromesse. Inoltre, forse per la prima volta negli ultimi anni, essa si sta rivelando davvero uno strumento al servizio delle persone. Finalmente stiamo usando la tecnologia come qualcosa che ci permette di rimanere uniti, anziché divisi. Sono tante infatti le chat di WhatsApp con le quali le persone cercano di mantenere un minimo di “contatto”. Inoltre credo sia finalmente permesso a tutti di potersi prendere qualche momento per sé vista la situazione di convivenza forzata in quarantena. Questo semplicemente perché finalmente stiamo gestendo il tempo in modo consapevole e non come conseguenza degli impegni quotidiani. Abbiamo più tempo “vero” da dedicare a noi e alla nostra famiglia, quindi il “ritiro” nella tecnologia assume un significato diverso: non più fuga dalle relazioni ma momento personale, alternativo a quanto successo fino a quel momento.
Mi piacerebbe sapere anche da voi quali sono le “novità” che avete introdotto, più o meno forzatamente, in questo periodo. Non solo rispetto al lavoro naturalmente, ma anche rispetto alla quotidianità.
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