Con la voce “disturbi dell’umore” si intende un’ampia gamma di disturbi psicopatologici accomunati da alterazioni del tono dell’umore che influenzano, fino a stravolgerla, la normale quotidianità del paziente, rendendola disagevole e contribuendo a costituire condizioni relazionali compromesse.
Ognuno di noi si caratterizza per un tono dell’umore che mostra più frequentemente e che è determinato sia da fattori biologici, quindi ereditari, sia da fattori ambientali e relazionali. In ambito biologico sono stati scoperti negli anni alcuni neurotrasmettitori responsabili della regolazione dell’umore come la serotonina, la dopamina e la noradrenalina.
Ciò che contribuisce a riconoscere un quadro clinico ascrivibile ad un disturbo dell’umore è legato alla frequenza con cui avvengono certi episodi, la gravità (cioè quanto questi episodi pesano sulla qualità della vita individuale, relazionale e lavorative del paziente) e il fatto che non vi siano cause ambientali che possono aver contribuito al sorgere dell’episodio (è comune avere un tono dell’umore “depresso” in seguito ad un evento importante come un lutto; altra cosa è non avere la forza di alzarsi dal letto ogni giorno).
Tra i più “famosi” disturbi dell’umore citiamo sicuramente il disturbo depressivo (più frequentemente chiamato semplicemente depressione), il disturbo bipolare, il disturbo maniacale e il disturbo schizoaffettivo. Nella maggior parte dei casi, questi disturbi necessitano un trattamento farmacologico controllato e gestito insieme ad uno psichiatra di riferimento. Il ricorso al farmaco diventa una risorsa utile per poter lavorare in ambito psicologico e approfondire la conoscenza del disturbo. Il farmaco ha l’obiettivo di rendere indagabile la vita del paziente che altrimenti rischierebbe di trovarsi in balia dei sintomi che determinano il disturbo da cui è affetto.
Disturbo Depressivo Maggiore
Si parla di disturbo depressivo maggiore quando il paziente presenta un disturbo dell’umore caratterizzato da una serie di episodi depressivi, alternati a momenti di benessere, senza però che ci siano episodi di tipo maniacale. Questo tipo di disturbo si manifesta in modo variabile a seconda della gravità e della frequenza. A seguito di un primo episodio è altamente probabile che ne segua un secondo cosi come è piuttosto frequente la cronicizzazione nel caso gli episodi durino molto tempo. Nella disturbo depressivo esiste una correlazione positiva con la familiarità a questo tipo di disturbo. Persone che hanno avuto familiari che hanno sofferto, o soffrono di questo problema, hanno maggiore probabilità di manifestarlo a loro volta.
Disturbo Bipolare
Con il termine disturbo bipolare ci si riferisce ad un disturbo dell’umore in cui il paziente alterna episodi depressivi ad episodi di tipo maniacale (caratterizzati cioè da grande energia, attività fini a sé stesse e atteggiamenti “grandiosi” dove sembra mancare il senso del limite). A questi si sommano fasi di relativo benessere. Generalmente in questo quadro clinico l’episodio depressivo si caratterizza per avere una durata più breve ma una intensità maggiore rispetto al disturbo depressivo maggiore. Anche in questo caso in presenza di una familiarità con il disturbo, aumentano le possibilità che il soggetto possa soffrirne in futuro.
Il quadro clinico del disturbo bipolare presenta un rischio maggiore di suicidio e di comportamenti violenti. Inoltre con la cronicizzazione del disturbo tendono a scomparire gli intervalli asintomatici. Nel disturbo bipolare si differenzia anche un tipo II in cui gli episodi maniacali sono sostituiti da episodi ipomaniacali.
Disturbo Maniacale
Si definisce disturbo maniacale un disturbo dell’affettività caratterizzato da un tono dell’umore perennemente o frequentemente elevato. In questo caso non sembrano essere presenti episodi di tipo depressivo, anche se talvolta il tono dell’umore si abbassa rispetto alla maniacalità. Generalmente il paziente che soffre di questo tipo di disturbo presenta continue fasi di eccitazione a livello motorio, affettivo e cognitivo. In alcuni casi il quadro clinico potrebbe complicarsi, qualora il soggetto facesse esperienza di un episodio depressivo, trasformandosi cosi in disturbo bipolare.
Disturbo Schizoaffettivo
I pazienti che soffrono di disturbo schizoaffettivo presentano un quadro clinico simile a quelli descritti sopra nel caso del disturbo depressivo e del disturbo bipolare. La differenza principale risiede però nella presenza di alcuni sintomi ascrivibili ad un quadro clinico di tipo psicotico, tipico della schizofrenia. Questi soggetti infatti, oltre ai disturbi del tono dell’umore, presentano anche processi di pensiero anomali e vissuti emotivi irregolari. Possono quindi essere presenti allucinazioni, vissuti di tipo paranoide, pensieri e discorsi assolutamente disorganizzati.
Considerazioni Finali
Quanto scritto nelle diverse sezioni non va assolutamente visto come uno strumento di autodiagnosi. Se anche qualcuno di voi si riconoscesse in uno dei quadri delineati di seguito, ciò non significa che stia soffrendo a causa di questo o quel disturbo. L’obiettivo di quanto scritto di seguito è semplicemente quello di fare un minimo di chiarezza, distinguendo quelli che sono i principali disturbi che affliggono le persone che decidono di rivolgersi ad uno psicologo. E nel farlo spesso non sono neanche consapevoli di tutto ciò. Questo per sottolineare ulteriormente l’importanza di non considerare quando scritto come uno strumento diagnostico “fai da te“.