Coronavirus: Una Riflessione su ciò che Stiamo Vivendo
Lo so. Non sono il primo e non sarò l’ultimo a scrivere qualcosa su questa situazione. Mi stavo giusto interrogando se fosse necessario dire anche la mia. La risposta la desumete dal fatto che state leggendo questo articolo in questo momento.
In questo periodo sto lavorando molto usando gli strumenti tecnologici a disposizione, e cioè la videochiamata. Devo ammettere che all’inizio mi sentivo piuttosto a disagio ma nel giro di qualche “seduta” ho avuto modo di trovare un mio equilibrio e un mio modo di gestire le chiamate. Questa nuova, e forzata, modalità lavorativa, mi ha portato a fare alcune riflessioni personali.
Innanzitutto è la prima volta che ci troviamo a vivere una clausura forzata e condivisa da tutti per così tanto tempo. Non eravamo preparati ad una tale novità: l’emergenza del coronavirus. Improvvisamente, o comunque nel giro di pochi giorni, abbiamo dovuto rinunciare a tutte le nostre piccole o grandi abitudini. Ci siamo ritrovati a dover creare una routine partendo dalla necessità di “smontare” quella che ci eravamo costruiti nel giro di molto tempo. E alla quale eravamo piuttosto affezionati.
Palestra, aperitivo, cena fuori, birretta, cinema. Puf! Tutto svanito! Mai come in questi giorni ho vissuto atmosfere a la “The Walking Dead”, la famosa serie in cui l’umanità è stata decimata e il mondo è invaso dagli zombi. Con una particolarità, che in realtà fa capolino anche negli episodi della serie: “L’altro” potrebbe essere un nemico. Sarà capitato anche a voi di cambiare strada perché qualcun altro veniva verso di voi sullo stesso marciapiede. O che vi venisse concesso l’onore di passare per primi attraverso un passaggio più stretto.
Coronavirus: Quali saranno le ripercussioni di tutto questo cambiamento nella società, così come la conosciamo?
Come cambieranno le nostre abitudini, una volta ripristinata la “normalità”? Verrebbe da chiedersi se quella di prima fosse davvero la normalità. Essere schiacciati tra ritmi forsennati per riuscire a fare tutto, e anche di più, può considerarsi “normale”? Sarebbe bello se questa quarantena ci portasse ad essere maggiormente critici sul nostro stile di vita e su come, forse, a volte sia proprio quello a farci ammalare. L’aria è più respirabile, anche nelle grandi città. A Roma le anatre hanno usato le fontane come laghetti urbani. A Venezia l’acqua dei canali è ritornata ad essere limpida.
La mia personale esperienza di quarantena è, tutto sommato, positiva. L’emergenza coronavirus mi ha costretto a rallentare. E credo ne avessi davvero bisogno. I miei figli hanno giocato insieme come non avevano mai fatto in tutti questi anni. Il loro rapporto è molto migliorato. Certo non hanno smesso di litigare, ma hanno avuto modo di sperimentare dell’ottimo tempo trascorso insieme. I ritmi di “prima” non sempre permettevano di godere della lentezza necessaria per curare i rapporti.
Ho letto di molti suggerimenti concreti per affrontare la clausura cosi come articoli che mettevano in guardia circa la possibilità che questa quarantena mettesse a rischio i rapporti tra le persone, soprattutto tra le coppie. Personalmente credo che ognuno abbia prestato attenzione a ciò che toccava maggiormente le proprie corde. Se sto cercando di trarre il massimo dall’obbligo di stare a casa, sarò più attratto dai consigli su come passare il tempo. Se mi sento affaticato dal rapporto con il mio partner, forse farò più attenzione all’articolo che preannuncia un boom di separazioni.
Ognuno di noi ha le risorse necessarie per affrontare questo momento, e in generale i momenti di crisi. La stessa parola “crisi” deriva dal greco “krisis” e significa “scelta”. L’accezione necessariamente negativa gliela abbiamo messa noi. E negli anni si è fortificata. Ma è in momenti come questo, in cui le nostre routine e il nostro status quo vengono necessariamente sconvolti che abbiamo la possibilità di attingere alle nostre risorse e trasformare un momento potenzialmente negativo in un momento per noi.
Non fatevi sfuggire l’occasione.
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