Riflessioni su “Cosa è il Tempo”?
Che cos’è il tempo? Una domanda semplice per una risposta complicata. O meglio, per una serie di risposte complesse. Innanzitutto il tempo è un concetto sia oggettivo che soggettivo.
L’essere umano ha creato degli strumenti per scandire il trascorrere del tempo, basandosi, per esempio, sull’alternanza del giorno e della notte o delle stagioni.
Ma questo è un livello quantificabile, quindi condivisibile a livello globale. Nessuno può negare infatti il trascorrere delle ore del giorno o il susseguirsi delle stagioni.
C’è però un livello personale del tempo, direi un tempo psicologico, che risulta difficilmente quantificabile e tantomeno condivisibile. Questo livello ha a che fare con l’esperienza personale di ciascuno di noi: aspettare il proprio turno in coda alla posta può sembrare un’eternità; vedere crescere i propri figli dal primo giorno di asilo al primo giorno di scuola può apparire come qualcosa di estremamente veloce. Ovviamente il reale scorrere del tempo è quantificabile in pochi minuti o in qualche anno, ma ha un peso e un valore diverso per chiunque si trovi a vivere una qualsiasi esperienza.
Vivere nel Presente: un’ Arte Complessa
Inoltre l’essere umano, soprattutto noi occidentali, facciamo molta fatica a “stare nel presente”: spesso infatti ci sorprendiamo a ricordare il passato o a progettare il futuro, fosse anche solo cosa comprare al supermercato una volta usciti dal posto di lavoro. Le pratiche meditative orientali invitano proprio a stare nel presente, in armonia col proprio corpo e col proprio spirito. A fronte di questa precisazione distinguiamo allora anche un tempo sincronico, che ha a che fare col qui ed ora, ed un tempo diacronico, relativo invece ai continui salti temporali che facciamo con i nostri pensieri.
Per qualcuno il tempo è una linea retta con un inizio ed una fine e nessuna ripetizione. Qualcun altro invece immagina il tempo come un cerchio in cui ciclicamente la storia si ripete. Un terzo modo per vedere il tempo consiste nel provare a sovrapporre le due immagini ed immaginarlo come una spirale nella quale vi è ricorsività, ma ogni volta diversa. La storia si ripete ma fino ad un certo punto: cambiano i protagonisti, le modalità, gli spazi, i luoghi ed ovviamente il tempo. Lo spazio tra le linee curve è rappresentato dalle risonanze che aiutano a dare significati diversi a episodi o situazioni simili.
Il Tempo nelle Sedute Psicoterapeutiche
Secondo McGoldrick e Carter esistono due assi temporali che contribuiscono a scrivere la storia di ogni essere umano: un asse orizzontale (evolutivo: si nasce, si cresce, si invecchia, si muore) ed un asse verticale (ereditario: ciò che contribuisce alla nostra storia personale in termini di appartenenza). Questi due assi viaggiano di pari passo e quando manca armonia ci si blocca in una determinata fase della vita. Questo blocco può durare molto tempo e in alcuni casi porta ad una psicoterapia. Essa può essere vista come l’incrocio tra il tempo del paziente e quello del terapeuta: il paziente sceglie “quel” momento per contattarci e non un altro. L’azione del terapeuta partirà proprio da questa consapevolezza. E dovrà tenere in mente la multi-temporalità spesso confusa e complessa del paziente che porterà, nel presente, pezzi del passato e proiezioni del futuro. L’abilità e la sensibilità del terapeuta dovrà essere tale da permettergli di guidare il paziente nel dedalo temporale che si co-costruisce in ogni seduta. Da qui l’importanza dell’orario: il fatto di avere una quantità ben precisa di tempo a disposizione permette al paziente di focalizzarsi sul presente, pur parlando del proprio passato o del futuro, dando a lui la responsabilità di come il tempo a sua disposizione viene gestito.
Ed è con queste nuove consapevolezze che si giunge ad una sospensione della terapia. Parlo di sospensione perché una terapia può ripartire in ogni momento della vita di una persona. Ma ad un certo punto, a fronte delle nuove risorse sviluppate e rinforzate nel rapporto col terapeuta, si è pronti al distacco.