La Sottile Linea tra Narcisismo e Autostima
Negli ultimi anni il termine “narcisismo” è diventato sempre più presente nella vita quotidiana di tutti noi. Complice un contesto sociale difficile da decifrare, questa parola sta conoscendo un successo inatteso.
Come spesso accade in queste situazioni, il passo dall’uso corretto all’abuso è piuttosto breve. Qualche giorno fa mi è capitato di leggere un interessante articolo sul numero di settembre della rivista “Mind” in cui si toccava proprio questo tema.
Spesso si considera il narcisismo come una deriva pericolosa dell’autostima portata alle estreme conseguenze. Questa definizione non tiene conto del fatto che narcisismo e autostima hanno origini, sviluppo e conseguenze diverse tra loro.
Gli anni in cui narcisismo e autostima si sviluppano sono gli stessi
Attorno ai sette anni i bambini cominciano a dare importanza al confronto in termini sociali, iniziando a valutarsi secondo tre grosse classificazioni: sono un perdente, sono in gamba, sono speciale. Il modo in cui ci si definisce dipende dal modo in cui si percepisce di essere visti dagli altri.
Nonostante lo sviluppo avvenga nello stesso periodo, narcisismo e autostima seguono percorsi decisamente differenti tra loro. Normalmente l’autostima raggiunge il suo minimo nel periodo dell’adolescenza, per poi crescere nel corso della vita, mentre il narcisismo tocca il suo apice nel periodo adolescenziale, diminuendo gradualmente negli anni a seguire.
Entrambe queste due istanze risentono anche degli stili genitoriali. I genitori che allevano i propri figli sopravvalutandone intelligenza e prestazioni, avranno maggiori probabilità di crescere figli con un livello di narcisismo più alto. Questo perché, come scritto sopra, i bambini tendono ad interiorizzare il modo in cui sono percepiti, utilizzando poi tale stile nelle interazioni con gli altri.
L’autostima risente maggiormente dell’affetto e del calore dei genitori. In questo caso passa un messaggio basato sul rispetto e sul fatto che il bambino è importante. In questo modo si interiorizza il messaggio di essere una persona che vale, che è alla base di un buon livello di autostima.
Ciò non significa che i genitori di figli con un alto livello di narcisismo siano meno calorosi degli altri. Ovviamente ogni storia va valutata individualmente. Queste sono solo indicazioni che aiutano a discriminare.
Normalmente il narcisista ha un forte e incessante bisogno di mostrare le proprie capacità, magari mostrandosi superiore agli altri. Chi ha alti livelli di autostima si ritiene soddisfatto di se stesso, senza però sentire il bisogno di superare gli altri. L’autostima definisce quanto l’individuo si senta adeguato piuttosto che superiore agli altri.
A livello relazionale, il narcisista sembra mosso dalla necessità di essere al centro delle proprie reti sociali, salvo poi percepire gli altri che appartengono a queste reti come sgradevoli o antipatici. Nell’autostima ciò che conta maggiormente sembra essere la vicinanza con gli altri, che vengono percepiti positivamente come intelligenti, gentili e simpatici.
Mentre un narcisista è più interessato ad andare avanti, senza badare al contesto relazionale, chi ha un altro livello di autostima è più interessato a creare rapporti significativi e profondi, ai quali poter dare e poter ricevere in termini di scambio relazionale.
Esiste un intervento psicologico che aiuti ad aumentare l’autostima?
Stiamo allevando una generazione di narcisisti?
Difficile rispondere a queste domande. Credo che un buon metodo per soddisfarle entrambe sia cercare di evitare di sopravvalutare e lodare esageratamente i bambini. I nostri figli non hanno bisogno di sentirsi i migliori. Dovrebbero piuttosto sentirsi apprezzati al di là del risultato, consapevoli che una sconfitta non pregiudicherà la loro vita e non li manderà in pezzi. Avere una buona autostima significa avere una buona resilienza che ci permette di affrontare le difficoltà senza ansie eccessive.
L’autostima è inoltre collegata al benessere fisico e psicologico dell’individuo. Una bassa autostima è spesso correlata, per esempio, ad un maggior rischio di sviluppare una sintomatologia depressiva.
Per quanto difficile quindi è necessario trovare in noi gli stimoli necessari ad affrontare le sfide di ogni giorno. Rimanere in attesa dell’approvazione altrui potrebbe rivelarsi una tattica pericolosa e controproducente.
Per concludere e rispondere alla domanda del paragrafo è assolutamente possibile aumentare la propria autostima, anche in età adulta; lo psicoterapeuta è formato proprio per far questo, bisogna premettere però che serve una sana voglia lavoro su se stessi.