L’Approccio danese all’Educazione dei Figli: Autenticità e Ristrutturazione
Come provare a trovare soluzioni nuove che ci aiutino a diventare genitori più consapevoli e attenti ai reali bisogni dei nostri piccoli. La volta scorsa avevamo affrontato il tema del gioco. Oggi introdurremo due altri temi importanti per il Metodo Danese: autenticità e ristrutturazione. Se siete curiosi di sapere di cosa si tratti, vi invito a continuare la lettura.
A per Authenticity (Autenticità)
Questo è un tema molto interessante, che merita, a mio avviso, un’attenta lettura. L’autenticità ha a che fare con la capacità di trasferire all’altro una realtà vera e non sempre e soltanto edulcorata. I bambini sono molto più “esperti” di noi adulti nella gestione delle emozioni negative. Spesso i genitori tendono a tenere lontano i propri cuccioli da tutto ciò che potrebbe turbarli, senza realizzare che forse, quelli che vengono turbati sono loro e non i figli.
La sofferenza, i fallimenti, la frustrazione fanno parte della vita di tutti noi per cui è importante non nasconderli né ai nostri né ai loro occhi. Secondo i danesi, l’autenticità inizia con la comprensione delle nostre emozioni.
Come genitori dovremmo preoccuparci di fornire ai nostri figli modelli autentici e non “perfetti”. Siamo noi i primi a temere certe emozioni e nel farlo rischiamo di impedire ai nostri figli di avvicinarsi progressivamente ad esse per poterle scoprire e padroneggiare. Essere autentici significa rimanere in contatto con le proprie emozioni, esplorandole e “vivendole” anziché negarle, anestetizzandoci.
L’Autenticità ne Metodo Danese
Il Metodo Danese pone una grande attenzione verso il concetto di umiltà. Tale valore che viene trasmesso di generazione in generazione e favorisce quel processo di crescita e consapevolezza che permette a ciascun individuo di sapere chi è e quanto vale, senza ricorrere a conferme esterne. Per questo i genitori danesi non si spellano le mani per applaudire i propri figli quando non è il caso, lodandoli in maniera eccessiva. Ciò non significa che i bambini danesi non ricevano gratifiche e incentivi, anzi. Porre l’attenzione sul processo e non sul risultato finale trasmette ai bambini una mentalità di crescita in cui vengono incoraggiati a concentrarsi sui propri sforzi piuttosto che su ipotetiche doti innate. L’impegno viene continuamente rinforzato. Dopotutto neanche noi siamo genitori perfetti, perché loro dovrebbero esserlo come figli?
Rimanere in contatto con le proprie emozioni, anche quelle più “scomode”, imparando a gestirle e a condividerle, è un primo grande passo verso l’autenticità di cui stiamo parlando. Se siamo tristi e i nostri figli ci chiedono come stiamo, possiamo dire loro la verità. Magari facendo degli esempi in cui si sentano coinvolti e possano comprendere meglio ciò di cui stiamo parlando. Non è necessario raccontare loro i motivi per cui ci sentiamo preoccupati o arrabbiati: piuttosto fare esempi che li hanno visti protagonisti è un buon punto di partenza per contattare quella parte emotiva. E chissà che non sia di aiuto anche per noi.
Altrettanto importante risulta la capacità di far si che i nostri figli non rifuggano le emozioni negative che vivono a seguito di delusioni o fallimenti. Il Metodo Danese ritiene opportuno concentrarsi sul processo anziché sul risultato, sottolineando come la prossima volta, impegnandosi e concentrandosi, le cose potranno andare meglio. Anziché entrare in competizione con gli altri è bene trasmettere un messaggio per il quale i bambini imparino il valore del sacrificio e dell’umiltà.
R per Reframing (Ristrutturazione)
Il concetto di ristrutturazione non ha a che fare con l’appartamento in cui viviamo, ma con il modo in cui vediamo il mondo. Ognuno di noi ha un punto di vista diverso sulla realtà, in parte derivante dalle nostre origini familiari e in parte dalle nostre esperienze. Spesso non siamo consapevoli di questa estrema relatività dei fatti, ma tendiamo a considerare “giusto” il modo in cui noi vediamo le cose. Ma sarebbe possibile provare un nuovo punto di vista?
Pensare che ci possa essere un’altra prospettiva sulle cose ci da la possibilità di rileggere con lenti nuove anche le cose meno piacevoli. In questo i danesi sembrano essere culturalmente molto preparati.
Attenzione: ciò non significa essere degli inguaribili ottimisti e pensare che le cose “brutte” non esistano. Piuttosto indica la capacità di vedere le cose anche sotto altre prospettive che non erano state prese in considerazione.
La Ristrutturazione nel Metodo Danese
L’approccio proposto dal Metodo Danese garantisce un alto livello di resilienza che ha a che fare con la capacità di tollerare le frustrazioni. Ristrutturare significa fare leva su questa capacità, che può essere allenata fino a diventare un buon automatismo. Dare una definizione sintetica delle cose o delle persone non è mai una buona idea. Definire un bambino “disordinato”, “iperattivo”, “timido”, da una visione molto parziale della complessità di ciascuno di noi. I bambini che si sentono definiti in modo categorico, arrivano a conclusioni negative su sé stessi.
Sarebbe utile creare una narrazione diversa per i nostri figli. Aiutarli a leggere in modo differente il mondo che li circonda. Il linguaggio ha un potere molto forte e spesso funge da cornice nelle nostre esperienze quotidiane. Per cambiare la trama narrativa con cui parliamo di noi e degli altri è necessario concentrarsi sugli aspetti positivi e lasciare da parte quelli negativi, dando loro una minore importanza. Con i nostri figli è importante separare il comportamento dalla persona. I nostri figli non sono ciò che fanno o dicono. Come emerge nel Metodo Danese, anche ciò che di loro ci infastidisce potrebbe diventare un’utile risorsa nella vita.
Negatività. Cambiare il Proprio Punto di Vista
Come genitori è utile pensare innanzitutto alla nostra negatività. Quanto spesso usiamo schemi e narrazioni negative nel corso di una giornata? Potremmo iniziare individuando questi momenti e provare a trovare alternative di reagire ad essi. Un altro punto importante è dato dalla possibilità di usare un linguaggio meno sintetico e giudicante possibile. Proviamo ad allargare i nostri punti di vista e ad essere meno definitivi in ciò che diciamo. Per uscire da questi schemi è utile provare a fare domande sugli stati d’animo che sottendono i comportamenti. Questo sposta l’attenzione dal bambino al comportamento.
In ultimo, una buona regola è quella di sdrammatizzare. A volte usare il senso dell’umorismo stempera le tensioni del momento. Alleggerire può essere uno strumento utile anche per noi adulti, al di là del nostro ruolo genitoriale. Anche questo è un nuovo modo di riconsiderare le cose sotto un punto di vista nuovo.
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